Sono stata per la prima volta alla Fiera di Pontedera quest’anno per la festa del Bambino Naturale, grazie alla sollecitazione di Anita e a una pianificazione logistica familiare degna di un Napoleone che si accinga alla guerra.
Già solo il pensiero di qualche giorno senza il minimo coinvolgimento di neocorteccia cerebrale e annessi encefalici più primitivi nelle responsabilità quotidiane della famiglia sembrava un motivo più che buono per volare alla volta di Pontedera, senza contare l’emozione di trovarsi nel vivo della relazione con il pubblico e con gli autori della collana.
È stato infatti bellissimo e molto al di sopra di ogni aspettativa. L’ho vissuta come una specie di danza; danzavo io nell’incontro con tante persone straordinarie, con vecchi amici ritrovati inaspettatamente e con il calore, l’affetto e la serenità degli editori Anita e Fabio, e danzavano attorno a me tante persone che sono venute alla fiera portando gioia, curiosità e la meravigliosa presenza di una moltitudine di bambini piccoli e minuscoli tenuti in fascia.
Direi senz’altro che il livello dell’ossitocina era altissimo e tutti abbiamo contribuito a beneficiarne e a tenerlo ben alto. Ho fatto un bel rifornimento di stimoli, sorrisi, allegria, appagamento intellettuale e sopratutto umano. Una vera dimostrazione, se ce ne fosse stato bisogno, di quanto sia profonda la nostra natura sociale, e spesso, purtroppo, frustrata nel quotidiano.
Con una certa difficoltà sono infatti tornata a certe incombenze di tutti i giorni, ma anche, devo dire, più ricca di entusiasmo, soprattutto nell’abbracciare i miei figli, che sono abbastanza grandi (8 e 12 anni) e non più solo tirabaci come i piccolissimi che perlopiù affollavano la Fiera, ma che pure hanno ancora tanto bisogno di quello sguardo amorevole e entusiasta, se non addirittura estasiato, di quando erano in fascia!
Michela Orazzini